TITOLO
Variabilità della frequenza cardiaca e dolore: una revisione sistematica
AUTORI
Giuseppe Forte , Giovanna Troisi, Mariella Pazzaglia, Vilfredo De Pascalis e Maria Casagrande
CITAZIONE BIBLIOGRAFICA
Giuseppe Forte, Giovanna Troisi, Mariella Pazzaglia, Vilfredo De Pascalis e Maria Casagrande. Heart Rate Variability and Pain: A Systematic Review. Brain Sciences, 2022 Feb 12, 153. doi: 10.3390/brainsci12020153.
ABSTRACT
La variabilità della frequenza cardiaca (HRV), come indice del sistema nervoso autonomo, sembra essere correlata alla reattività agli stimoli dolorosi indotti sperimentalmente. L'HRV potrebbe spiegare meglio i contributi della risposta simpatica e parasimpatica alla stimolazione nocicettiva. Lo scopo di questo studio era di rivedere sistematicamente e sintetizzare le prove attuali sull'HRV in relazione all'esperienza del dolore durante attività sperimentali.
Banche Dati e Trattamento Dati: sono stati esaminati per l’ammissibilità gli studi indicizzati nei database PubMed, PsycINFO, MEDLINE, WebOfScience e Scopus. Sono stati inclusi studi sulla risposta autonomica (cioè l’HRV) al dolore indotto sperimentalmente negli adulti sani. Sono stati presi in considerazione diversi metodi di induzione del dolore (ad es. temperatura, pressione ed elettricità). I dati sono stati sintetizzati considerando l'associazione tra HRV, induzione del dolore e misure soggettive del dolore.
Risultati: sono stati inclusi settantuno studi. I risultati sottolineano cambiamenti significativi, sia nel sistema nervoso autonomo simpatico che in quello parasimpatico, durante la stimolazione dolorosa, indipendentemente dal metodo di induzione del dolore. La reazione autonomica al dolore potrebbe essere influenzata da diversi fattori, come il sesso, l'età, l'indice di massa corporea, la respirazione, l'intensità della stimolazione e lo stato affettivo. Inoltre, è stata trovata un'associazione tra il sistema nervoso autonomo e l'esperienza soggettiva del dolore. L’attività superiore del parasimpatico era associata a migliori capacità di autoregolazione e, di conseguenza, a una maggiore capacità di inibizione del dolore.
Conclusioni: l’HRV sembra essere un indicatore utile per valutare la risposta nocicettiva nel dolore indotto sperimentalmente. Sono necessari studi futuri anche su campioni clinici per capire meglio i cambiamenti interindividuali della risposta autonomica dovuti a stimoli dolorosi.
IMPLICAZIONI SUL PIANO CLINICO
Questo studio conferma l’esistenza di una relazione tra il sistema nervoso autonomo, indicizzato dall'HRV, e il dolore evocato dalla stimolazione nocicettiva. I risultati possono essere riassunti in due temi: (1) come il sistema nervoso autonomo reagisca al dolore e (2) come il sistema nervoso autonomo sia associato alla percezione soggettiva del dolore.
Si rileva principalmente che la risposta autonomica al dolore consta in un aumento dell'attività simpatica. L'evidenza suggerisce che questa risposta sia indipendente del metodo adottato di induzione del dolore. Tuttavia, diverse circostanze possono aumentare l'attività vagale espressa dalle componenti parasimpatiche dell’HRV. Ad esempio, diverse tecniche di respirazione, come la respirazione lenta e profonda o la meditazione, potrebbero aumentare l’attività parasimpatica durante l’esperienza dolorosa.
Un altro aspetto che potrebbe influenzare una risposta autonomica al dolore è l’assunzione di farmaci, la somministrazione di sostanze con effetti analgesici può infatti aumentare l’attività parasimpatica durante il dolore. Tuttavia, anche un placebo genera una risposta simile: l'analgesia da placebo può aumentare l'HRV e indurre sollievo dal dolore.
Le risposte autonomiche alla stessa stimolazione dolorosa possono differire anche a seconda degli stati affettivi o in base al contesto, empatico o meno.
Un altro risultato evidenziato dalla revisione è un'attivazione parasimpatica durante la stimolazione dolorosa. L’attivazione di entrambi i rami, simpatico e parasimpatico, sembra essere controintuitiva, ma la reazione del sistema nervoso autonomo alla stimolazione dolorosa è complessa. Una maggiore o minore attivazione parasimpatica dipende dal livello di attività richiesto dalla situazione e da quanta elaborazione top-down è necessaria per affrontarla.
La reazione autonomica al dolore potrebbe essere influenzata da ulteriori fattori, come ad esempio l’etnia, il sesso, l’età, l’indice di massa corporea, gli schemi respiratori, l’intensità della stimolazione o lo stato affettivo. Riguardo a quest’ultimo, una maggiore attività parasimpatica è associata a migliori capacità di autoregolazione e, di conseguenza, ad una maggiore inibizione del dolore. In questo campo, un risultato interessante riguarda le capacità di “auto-compassione” che sembrano essere associate a valori elevati di frequenza cardiaca e a livelli di dolore inferiori. Con “auto-compassione” s’intende trattare se stessi con gentilezza ed accettazione, e sembra che questa capacità migliori il controllo corporeo sull'eccitazione correlata al dolore e migliora l’esperienza soggettiva del dolore.
In conclusione, si può affermare che l'HRV è una buona misura della reattività autonomica alla stimolazione nocicettiva. Secondo questi risultati, molte pratiche (ad esempio, lo yoga e la mindfulness) e molti farmaci possono aumentare l'attività vagale. Per questo motivo, l'HRV può essere un indice affidabile per valutare l'efficacia dei trattamenti sulla gestione del dolore nelle popolazioni cliniche.
CRITICITA’ DELLO STUDIO
Questa recensione, come sottolineato dagli autori, ha dei limiti. I severi criteri di selezione escludevano alcuni studi che avrebbero potuto aggiungere informazioni rilevanti sull'attività del SNA in risposta al dolore.
Molti degli studi inclusi sono stati condotti dallo stesso gruppo di autori, e questo potrebbe aver inserito alcuni bias, condizionati dal background teorico di coloro che hanno svolto lo studio.
La mancanza di meta-analisi riduce la forza delle loro considerazioni, in quanto non viene fornita una dimensione dell’effetto per gli studi. Un'altra limitazione potrebbe essere collegata al bias di pubblicazione. La scelta di includere solo articoli accademici pubblicati in riviste peer-reviewed può aver limitato la selezione ai soli studi che hanno ottenuto risultati in linea con la letteratura. Di conseguenza, i risultati potrebbero sovrastimare questa relazione.
La scelta di selezionare solo studi pubblicati in lingua inglese potrebbe aver portato all’eliminazione di studi condotti su altre popolazioni e scritti in lingue diverse, limitando ulteriormente la generalizzabilità dei risultati.
Infine, la mancanza di un’univoca misurazione soggettiva della sensibilità al dolore rende i risultati eterogenei.
AUSPICABILI SVILUPPI FUTURI RELATIVI AL TEMA TRATTATO
Ulteriori studi potrebbero sviluppare uno strumento per misurare la sensibilità al dolore e definire meglio i costrutti legati alla percezione del dolore. Ad esempio, si potrebbero valutare separatamente l'intensità del dolore e il disagio da esso provocato, al fine di analizzare più precisamente le componenti sensoriali ed emotive, e verificare come ogni componente interagisca con l'attività autonomica. Inoltre, potrebbe essere valutato il ruolo di alcune funzioni cognitive, come l'inibizione, ed indagata la sua associazione con HRV e il dolore.
Poiché l'HRV sembra essere compromessa in molte condizioni di dolore cronico che possono peggiorare la qualità della vita, si può sfruttare l’utilizzo dell’HRV nelle ricerche future.
Si potrebbe poi indagare se le tecniche di controllo sull'HRV, come il biofeedback, possano aumentare il sollievo dal dolore o la sua gestione. Sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio questa relazione, nella grande varietà di condizioni di salute associate sia ai cambiamenti del SNA che al dolore (per esempio nel dolore cronico).
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